Tappa 15: Albergaria a Nova- São João da Madeira (22,2 km)
Comincio la mia camminata ripensando alla semplice quanto sorprendente cena di ieri sera.
L’albergue nel quale alloggiavo non offriva il servizio di ristorazione per cui ho dovuto cercare (a piedi?) un posto per cenare nei paraggi.
Il proprietario mi dice che a un chilometro dall’ albergue ci sono dei locali tra cui un ristorante, così mi metto in marcia ma sulla strada non lo trovo, ci sono solo una pastelaria, un bar e una frutteria.
Mi fermo a chiedere informazioni al tizio della frutteria che mi indica uno scooter parcheggiato a un centinaio di metri: lì c’è l’unico ristorante di Albergaria.
Vado nella direzione che mi è stata indicata e sulla sinistra noto un portone aperto senza insegna.
Entro e mi ritrovo in un vecchio ristorante con tavoli sparecchiati e con un’anziana signora che mi viene incontro molto lentamente.
Di primo acchito quel locale non prometteva nulla di buono, sembrava abbandonato, trascurato, chissà da quanto tempo non vedeva un cliente e cosa mai mi sarei potuta mangiare là dentro.
Eppure decido comunque di rischiare, così mi siedo e la dolce signora sempre piano piano mi porta il menù che offriva solo 5 piatti : scelgo il baccalà con verdure e patate bollite.
Aspetterò a lungo questo piatto poichè sarà proprio lei con il suo fare calmo a prepararmi la cena.
Nel frattempo guardandomi intorno mi sembra di tornare in uno dei ristoranti in cui andavo a mangiare da bambina più di vent’anni fa con lo stesso televisore catodico ormai obsoleto…
Qui il tempo si è fermato, tutto scorre lentamente “Come una volta…”
Ed è proprio questo senza ombra di dubbio, il nome che potrei dare al ristorante senza nome dove ho riscoperto i sapori e i profumi del cibo fresco : dalla croccantezza della lattuga, al pomodoro all’ olio d’oliva, al baccalà; tutto aveva il suo sapore ormai scomparso nelle nostre tavole sempre più ricche di prodotti trattati e importati per la grande distribuzione…
Cucina espressa, materie prime freschissime a chilometro zero e l’amore di una “nonna”che prepara con cura il cibo per i suoi nipoti. In quanti ristoranti siete stati ultimamente dove avete trovato tutte e tre queste rarità insieme?
Io personalmente in nessuno e ne giro parecchi…
Quel ristorante senza nome e quella signora anziana mi hanno regalato un momento indimenticabile: mi hanno fatto tornare bambina nella cucina dei miei nonni per mangiare un piatto sano in cui ancora si potevano distinguere i sapori e i profumi degli ingredienti dei piatti “di una volta”.
Ancora ho in mente quello dell’arancia offerta per dessert!
Il conto?
Mi viene da sorridere, meno di dieci euro.
E’ proprio vero che le cose più belle sono sempre le più semplici❤
Il cielo sopra la mia testa è grigio e promette pioggia, ormai l’immagine di un Portogallo soleggiato e caldo è stata spazzata via dalla mia mente.
Sono almeno dieci giorni che cammino sotto le nuvole scure e mi manca terribilmente la luce di una giornata assolata ma conservo la speranza che prima o poi il mio adorato sole faccia capolino da dietro una collina, almeno prima di arrivare in Galizia perchè poi so per certo che mi aspetteranno giornate uggiose…
Mi metto in marcia verso la prima tappa, Pinheiro da Bemposta attraversando tra discese e salite ripide paesini disabitati o in degrado, asfalto, binari di ferrovie che sembrano abbandonati e che oggi incontrerò spesso lungo la strada.
Proseguo da Pinheiro e finalmente il cemento lascia un piccolo spazio alla campagna tra campi di mais, vigneti e l’odore di legna bruciata che sovrasta su quello della pioggia che continua a cadere (per fortuna è leggera).
Mentre cammino rifletto sulla gente del posto che ho avuto modo di conoscere durante il mio viaggio.
L’idea che mi sono fatta del popolo portoghese è che sia molto povero, arretrato culturalmente ma estremamente dignitoso, generoso e autentico.
Persone dal cuore grande pronte ad aiutare e a dividere quel poco che hanno con chi ne ha bisogno.
Vivono in un tempo indietro di una ventina d’anni, forse anche di più rispetto a noi: una vita semplice, lenta in cui ci si accontenta di poco e in cui non esiste la competizione sfrenata e la frenesia della nostra cultura più avanzata…
Alla fine mi domando se non siano più sereni loro con meno scelte e meno opportunità di quanto non siamo noi che abbiamo molto di più ma siamo alla continua ricerca del “di più”.
Il lato negativo dei paesi più evoluti forse è la facilità con la quale si possa ottenere una vita agiata e per questo la si dà per scontata senza apprezzarne il valore.
Abbiamo perso la gratitudine per quello che abbiamo la fortuna di avere e per questo siamo condannati all’eterna insoddisfazione…
Senza accorgemene immersa tra i miei pensieri, arrivo ad Oliveira de Aziméis, un grande e vivace centro abitato nel quale credo sia in corso qualche festa popolare.
Per le strette vie della città infatti, sono dislocati ovunque degli spaventapasseri con tanti vestiti colorati (sui balconi, all’ingresso dei negozi addirittura sulla facciata e nel cortile del municipio).
E’davvero uno spettacolo originale e divertente che mi intrattiene passo dopo passo fin quando non raggiungo anche la cattedrale dove intuisco che qualcuno si stia sposando dal clima di festa che si respira tra le persone ben vestite, riunite fuori dalla chiesa.
Per un attimo esce anche il sole ma nemmeno il tempo di fare cento metri si oscura tutto nuovamente e ricomincia a piovere.
Esco dalla città e mi imbatto nel secondo hõrreo della giornata (delle strutture in legno o pietra sopraelevate che un tempo servivano per essicare il mais e proteggerlo dai roditori).
L’ultimo tratto della tappa lo trascorro nella zona industriale che precede il mio ingresso nella grande città di São João de Madeira, famosa per le sue industrie di scarpe e cappelli.
La città è un agglomerato di cemento che non mi suscita alcuna emozione all’infuori dell’irritazione (come sempre accade quando dal silenzio e la quiete della campagna passo al caos cittadino).
Qui si conclude la mia avventura odierna al freddo e sotto dei nuvoloni neri, ma tutto sommato con una bella vista sull’enorme piazza rotonda ? per oggi è tutto e a domani.
Un abbraccio
Veronica
A volte è un errore cenare dagli chef stellati. Si mangia meglio in questi posti improvvisati (involontariamente ho fatto la rima ?).
A me è capitato sull’isola greca di Sifnos. Durante un trekking, colto da fame improvvisa, entro in un ristorante (inaugurato da poco). Il proprietario parlava solo greco e il menù era … la visita in cucina, dove una solerte signora alzava i coperchi e indicava il contenuto delle pentole. Se tu dicevi “Ok” lei prendeva il piatto e riempiva. Temevo per la mia salute e il palato, invece ho mangiato benissimo e pagato un’inezia. Sto andando a ritroso a leggere i tuoi post. Mi viene voglia di partire.
Sei mai stata sull’isola di Madeira? Io sì. È un posto favoloso per girare a piedi.
E’ vero a volte l’apparenza inganna poi alla fine sono proprio gli eventi inaspettati quelli che ci sorprendono di più e che restano nel cuore?
Quindi stai facendo il Cammino portoghese virtuale al contrario??
Scherzi a parte mi fa piacere che lo stia leggendo…
Madeira mi manca dovrò seguire il tuo consiglio e metterla nella lista dei desideri ?
In realtà e che ho cominciato a leggere i tuoi post non dall’inizio. Adesso, come si diceva una volta a scuola, devo recuperare?
Ahahahahaha guarda che dopo ti interrogo ?
?
…antichi sapori che appunto oggi non troviamo più, nei nostri grandi centri commerciali vendono cibo preparato giorni prima e non fresco al momento… appena vado in pensione lo faccio anche io il cammino intanto ti lascio un saluto e riprendo …lentamente… a leggere i tuoi racconti. Sal
Eh già Sal, è difficile trovare posti in cui si mangia “come una volta”…
Secondo me ti piacerebbe il Cammino…forse più quello del Nord se ti piacciono le montagne ma come prima volta ti consiglio il francese che comunque tra Pirenei e O’Cebreiro ti darà un pò da fare ?
A presto Sal e aggiornami sulla tua super esperienza sul Gran Sasso?
quel locale mi ricorda la potifha (bottega in calabrese) del mio paese, circa trentanni fa, un piccolo bancone, il solito vino e pochissimi piatti, ma genuini, di quelli che potevi mangiare senza problemi di conservanti e altre diavolerie del genere, anzi era la stessa proprietaria che appena cucinato assaggiava e se non era di suo gusto non ci pensava due volte a buttare tutto nella spazzatura. Una bottega dove il mondo si ritrovava a giocare a carte tra un bicchiere di vino e la solita vita sulla porta. Poi la chiamata del vespro e un saluto senza parole (bastava lo sguardo per dire ogni cosa) e a domani per ritrovarsi in un gioco di poche mosse, quasi sempre fatte a calore. Scusami per questa digressione, ma il tuo racconto è stato come un transfert e non sono riuscito a fermarmi. Ti abbraccio.
Ora sono io che viaggio nel tuo racconto…che descrizione fantastica, mi hai fatto entrare in quella bottega e respirare quell’atmosfera autentica.
Sono questi i momenti che restano indelebili e vivi nella memoria ed hanno un valore inestimabile❤
È davvero un piacere fare questo cammino con te attraverso le tue immagini e parole. Buon proseguimento!
Grazie con tutto il cuore Valeria ?
Mi ha colpito i spaventapasseri molto tempo fa anche se sembra una pubblicità di altri tempi i spaventapasseri nei campi di grano sono nato in Puglia la chiamavano il granaio d’Italia . Mi piacerebbe essere uno spaventapasseri finalmente fermo non più correre ; tutta la vita non sono mai stato frenetico ma in mezzo alla gente una folla quasi impazzita nel comprare oggetti alla fine inutili ( per godere a più non posso) alla fine non riuscire più a fermarsi ( e poi la delusione più profonda il gioco più bello del mondo non esiste più) il venditore mi spiega : lei è rimasto indietro coi tempi ; io ancora sperando nel miracolo dico ma se fino alla settimana prima c’era ; il venditore cerca di spiegarmi e alla fine forse scocciato mi dice lei non è al passo coi tempi . Sono uno spaventapasseri sono assorto nei miei pensieri felici certamente un pensiero felice per chi sta affrontando il lungo cammino per Santiago ; sono qui per scacciare i spiriti maligni e non solo ma un corvo nero appollaiato sul mio cappello quasi a significare (Il mio tempo è passato.
Che bella❤ ma soprattutto vera…corriamo troppo con la convinzione che all’arrivo alla meta (se mai ce n’è una) potremo essere felici e nella folle rincorsa ci perdiamo la cosa più importante: il viaggio, la vita…
Mi è piaciuta molto la riflessione che hai fatto sui paese incontrati durante il tuo cammino. Se dovessi trasferirmi, non esiterei a scegliere uno dei luoghi che hai descritto così bene , per poter tornare a vivere con la semplicità di un tempo. Amo i piccoli centri dove la vita scorre ancora a misura d’uomo. Dove camminando per la strada incontri persone che sanno regalarti un sorriso. E la cucina ha i sapori genuini di quello che offre l’orto di casa.
Questo tuo viaggio diventa sempre più interessante. Mi fa sognare ad occhi aperti!
Buon riposo e buon cammino per domani. Ciao Veronica, ti abbraccio forte!!!
Ciao Vittoria ?
Hai descritto perfettamente l’atmosfera che si respira qui ?
Grazie per le tue belle parole, sono contenta di riuscire a farti sognare ❤
Un abbraccio forte forte
Ciao ben arrivata Veronica 🙂
ma veramente anche a me hanno colpito di Lisbona e del Portogallo queste atmosfere
che racconti e che mi hanno fatto subito sentire accolta.
buona cena intanto
un abbraccio a presto
Monica <3
Grazie Monica ?
Si è vero i portoghesi hanno un grande cuore e sanno come farti sentire “a casa”?
Buona serata e a presto un grande abbraccio?
che giornata frizzante e ricca di sorprese, dai! mettendo nella giornata anche la cena di ieri sera…
l’idea di un Portogallo caldo e` passata anche a me, anche se era un mese e mezzo fa,per me, e ho capito che e` ben diverso essere nel Mediterraneo che affacciati all’oceano.
la tua idea di un Portogallo un poco rurale e arcaico credo che sia un po’ legata al modo che hai scelto di attraversarlo; non dico che sia un paese d’avanguardia, ma la vita delle sue citta` e` molto vivace, soprattutto culturalmente – o almeno cosi` e` parso a me.
e infine un’ultima nota: il bacalhau!!!
Beh sì sicuramente l’ho vissuto attraverso i suoi piccoli paesi e l’idea che sia arretrato probabilmente sarà anche sbagliata se la estendiamo alle grandi città però hanno una cultura diversa, anche a Lisbona o Coimbra non ho respirato quella frenesia che trovo nella maggiorparte delle nostre città?
Hai ragione il bacalhau??
Un abbraccio caro Mauro
cara Veronica, ora non vorrei togliere concentrazione al tuo viaggio; parleremo meglio al tuo rientro, del Portogallo: che a me pare un paese diviso in maniera quasi schizofrenica tra innovazione (che non vuol dire sempre modernita` a tutti i costi e secondo gli schemi internazionali) e conservazione: Coimbra, assieme a Braga, e` certamente il centro della conservazione portoghese, e` parso a me: citta` universitaria dove gli studenti girano ancora con le cappe nere del Seicento…
intanto felice sgambata oggi, e aspetto il tuo rientro.
un abbraccio.
Stavo pensando la stessa cosa proprio stamattina…che è un Paese dai forti contrasti semplicemente imbattendomi in una villa ultramoderna e due metri dopo in una casa diroccata ???? se estendiamo questa osservazione potremo arrivare anche anche al divario innovazione-conservazione non trovi?