Se ne sente parlare quasi sempre impropriamente o viene spesso frainteso il significato ma cos’ è davvero un cammino spirituale?
Cos’è un Cammino spirituale
Per Cammino spirituale s’intende un percorso di crescita e ricerca interiore mirato ad ottenere un perfetto equilibrio tra corpo, mente e spirito.
È un atto d’amore verso sé stessi che di conseguenza si estende anche agli altri poiché se ti senti bene stai bene anche con le persone che hai accanto.
Differenza tra Cammino religioso e spirituale
Spesso si associa l’aggettivo spirituale a quello religioso, in realtà sono due concetti molto diversi.
Quando si parla di spiritualità non ci si riferisce ad un’entità religiosa da venerare ma piuttosto ad un modo di essere che appartiene ad un percorso di crescita personale.
Diverso è il discorso per un cammino religioso in cui si fa un pellegrinaggio per devozione o atto penitenziale nei confronti di un Dio o un santo cui si è devoti.
In questo caso il motivo del viaggio sarà spostato verso un’entità che si venera e che si vuole ringraziare per qualche grazia ricevuta o che si vuole pregare per risolvere una situazione difficile.
Per farla semplice in un cammino spirituale si cerca all’interno di sé stessi in quello religioso si cerca all’ esterno…
Quale scegliere: cammino spirituale o religioso?
Mi è capitato molte volte di discutere sull’interpretazione dei due concetti soprattutto negli ultimi anni che sta andando di moda fare viaggi a piedi ed è aumentata l’affluenza sui sentieri.
Ricordo in particolare che un giorno mi ritrovai a leggere una frase di Fabio Volo postata su un social molto seguito:
Il cammino si fa da soli altrimenti è una scampagnata.
Di solito mi limito a leggere i commenti senza fare polemica ma quando lessi che la maggioranza accusava Volo di non capire nulla perché ognuno faceva il Cammino come meglio credeva, sono intervenuta.
Non ho resistito.
Volo secondo me si riferiva proprio al cammino spirituale ed è stato frainteso.
È più che lecito scegliere di fare un cammino per diverse ragioni ma se si parla di spiritualità la strada deve andare in un’unica direzione: deve essere solitaria.
Se si cercano risposte, se si vuole riflettere sulla propria vita e sul suo significato un po’ come il Siddhartha di Hermann Hesse la solitudine è una condizione fondamentale.
Lo posso affermare con assoluta certezza perché di cammini spirituali ne ho fatti parecchi.
In realtà non esiste un cammino migliore di un altro per cui non posso dirti che quello spirituale sia migliore di quello religioso semplicemente perché ognuno lo vive a modo suo.
Posso consigliarti però un cammino spirituale se sei in un momento della tua vita in cui stai cominciando a farti domande particolari…
Se da mesi sei insoddisfatto del tuo lavoro e vorresti cambiarlo, se il tuo matrimonio è finito, se devi superare un lutto, se hai voglia di metterti in discussione e trovare il tuo senso della vita, se ti chiedi troppo spesso dov’è finita la tua felicità…
Sono tutti ottimi motivi per preparare lo zaino e partire per un viaggio a piedi.
Non importa quale sceglierai tra le numerose varianti per Santiago, la Via Francigena, il Cammino di Francesco o la miriade di altri sentieri sparsi per il mondo.
L’importante, ciò che farà la differenza, non sarà il cammino che sceglierai ma come l’affronterai: l’ approccio mentale è ciò che determinerà la qualità del tuo cammino.
Cammino spirituale: come riconoscere il momento giusto
La prima volta che mi sono trovata a specificare i motivi del mio viaggio a piedi mi trovavo a Roncisvalle sul Cammino francese.
Stavo compilando un foglio in cui tra i vari dati mi si chiedeva il motivo per stessi facendo il Cammino di Santiago.
Domandone!
All’epoca non lo sapevo nemmeno io a parte la vocina che mi richiamava a farlo.
Così mi misi a leggere tra le varie opzioni: religioso, sportivo, avventura, lavoro…fino a quando non lessi spirituale e spuntai d’istinto la casella.
Non avevo la minima idea di come si potesse affrontare un cammino spirituale ma tutto è venuto naturalmente.
Sentivo soltanto di voler stare sola per ritrovarmi, era da mesi che tiravo avanti senza trovare più un senso alla mia vita, risucchiata dal vortice di doveri e responsabilità che mi stava schiacciando giorno dopo giorno.
Avevo perso il mio entusiasmo ed ero determinata a riprenderlo.
L’unica cosa che desideravo era allontanarmi dal mio mondo frenetico, rallentare e fermarmi a pensare.
Soprattutto non volevo parlare con nessuno dato che faccio un lavoro a contatto e non ne potevo più delle chiacchiere della gente!
Ho trovato queste condizioni ideali camminando giorno dopo giorno sui sentieri e ammirando la bellezza dei paesaggi che mi circondava.
Quando si cammina da soli si accede ad una parte di sè che non si ascolta mai perché si è distratti da troppe attività che allontanano da se stessi.
Nel post che ho scritto qualche mese fa sulle similitudini tra Cammini e quarantena mi riferivo alla calma necessaria e alla lentezza che favoriscono questo processo di liberazione.
Sia in quarantena che in cammino si è fuori dal mondo ordinario, è come se si scendesse da un treno in corsa.
All’inizio ci si sente disorientati, non si sa cosa fare talmente si è abituati a correre e a fare, ma giorno dopo giorno se si impiega quel tempo per guardarsi dentro, ci si accorge di quanto ne vada sprecato ogni giorno in attività che non si amano.
Fermarsi è necessario per ristabilire un contatto con sé stessi, per ascoltarsi e per capire ciò che va cambiato e ciò che va tenuto nella propria vita.
Si fa una sorta di cambio stagione.
Ho affrontato con questo spirito il mio primo Cammino e non mi stancherò mai di ripetere che è stato un viaggio di una ricchezza incredibile.
Ho scoperto lati di me stessa che credevo non possedere, ho rafforzato la mia autostima e la fiducia in me stessa, ho scoperto di essere coraggiosa, determinata ma anche molto riflessiva.
Prima di allora non mi ero mai fermata, avevo 34 anni e non ero mai scesa mai dal mio treno in corsa verso l’arrivo.
Ho bruciato molte tappe: a 30 anni avevo già un’attività avviata e due figli.
Quella corsa però mi è costata cara e per fortuna ho trovato il coraggio di farmi una domanda scomoda in un momento difficile:
Veronica sei felice?
Per cercare la risposta a quella domanda ho fatto il biglietto per Saint Jean Pied de Port : una voce dentro di me mi diceva di andare e ho deciso di ascoltarla.
Un viaggio spirituale ti cambia la vita
Avevo sentito dire da molte persone che il Cammino ti cambia la vita, dopo averlo sperimentato sulla mia pelle posso dirti che non è il Cammino a cambiartela ma sei tu a cambiare.
Se affronterai il viaggio con un approccio spirituale non hai idea delle emozioni che proverai lungo la strada.
Tra le tante le più intense almeno per me: gioia, felicità, pienezza, fiducia, entusiasmo e gratitudine.
Per la riuscita dell’impresa segui questi 10 semplici consigli:
Cammina da solo
Scegli un percorso che puoi fare dall’inizio alla fine.
Cerca di rispondere alle tue domande scomode.
Rifletti sulla tua vita: se potessi cosa cambieresti? Cosa non sopporti più di fare?
Non pensare all’arrivo ma goditi ogni giorno.
Dai un nome ad ogni giorno di cammino.
Tieni un diario in cui a fine giornata appunti le tue riflessioni e le tue emozioni.
Osserva la natura e cerca di imparare a leggere il suo linguaggio.
Ascolta il tuo corpo e rispetta i suoi ritmi.
Segui una routine giornaliera di benessere in Cammino.
Andiamo ad approfondirli insieme.
1. Cammina da solo
Questa è la cosa che fa più paura di tutte, l’ho già affrontata nel post in cui ti ho parlato dei 10 miti da sfatare sul Cammino di Santiago.
In realtà la solitudine è la conquista più grande che puoi fare nel momento in cui lasci andare la paura e capisci di star bene anche in compagnia di te stesso.
Seneca a tal proposito nelle sue Epistole Morali scriveva a Lucilio:
“Lucilio, devi cambiare d’animo, non di cielo” e poi citando Socrate: ‘Perché ti stupisci se i lunghi viaggi non ti servono, dal momento che porti in giro te stesso? Ti incalza il medesimo motivo che ti ha spinto fuori di casa, lontano’.
La paura che provi è perché non conosci te stesso.
Distratto dalla frenesia delle tue giornate hai dimenticato come ci si sente senza far nulla in compagnia dei tuoi pensieri.
Oppure hai paura di affrontarli e sai che senza distrazioni sarai costretto a fare i conti con la tua infelicità.
Ci tengo comunque a precisare che non farai l’eremita e che comunque non sarai in isolamento, incontrerai tantissime persone con le quali magari camminare per piccole tratte.
È successo anche a me, ma vedrai che se imparerai a camminare da solo, non sempre apprezzerai la presenza di altri, anzi affinerai il tuo istinto che saprà dirti se quella persona è positiva o negativa per te.
Lo capirai appena si allontanerà: se conserverai il buonumore e l’energia allora hai trovato un’ottima compagnia al contrario scappa appena puoi!
2. Scegli un percorso che puoi fare dall’inizio alla fine
È estremamente importante che tu scelga un percorso che puoi fare dall’inizio alla fine poiché quel percorso è una metafora anche del viaggio interiore che farai.
Non puoi trovare le tue risposte se ti fai gli ultimi tre giorni di Cammino magari con un gruppo.
Sarà una bellissima esperienza comunque ma non sarà affatto un cammino spirituale!
A mio avviso servono almeno 10 giorni per liberarsi e alleggerire la mente.
Ognuno ovviamente ha i propri tempi ma dato che il percorso va fatto lentamente, un minor numero di giorni secondo me non è sufficiente a svuotare per bene la testa da tutta l’immondizia che ci si porta dietro!
E per immondizia intendo pensieri, preoccupazioni, paure, ansie, pregiudizi e dubbi.
Immagina che la tua mente sia come un cestino pieno di cartacce da buttare e ad ogni passo ne gettassi una fino a svuotare quel secchio.
Partirai sempre con il tuo cestino saturo per arrivare a destinazione leggero come una libellula.
L’unico pensiero che resterà in quel cestino, sarà come mantenere quello stato di beatitudine quando tornerai alla tua vita ordinaria…
Incredibile non trovi?
3. Cerca di rispondere alle tue domande scomode
Prima o poi capita a tutti di farsi delle domande scomode soprattutto in momenti difficili.
La mia è stata chiedermi se fossi felice ma ce ne sono molte altre…
Le definisco scomode perché spesso non si vuole trovare una risposta, farlo comporterebbe scegliere, cambiare o lasciar andare.
E la maggiorparte delle volte si rimanda per non assumersi le responsabilità di una scelta.
Non è facile rendersi conto di aver sbagliato strada e ricominciare a cercare quella giusta eppure se si resta fermi ci si rassegnerà a un’infelicità cronica.
Pensaci bene, hai una domanda che non ti poni perché hai paura della risposta che ti daresti?
4. Rifletti sulla tua vita: se potessi cosa cambieresti? Cosa non sopporti più di fare?
Mentre camminavo capitava spesso di osservare la mia vita da una prospettiva diversa, esterna e tutto appariva più chiaro.
Più camminerai più comprenderai ciò che non ti manca e che non vorresti tornare a fare; questo vale sia per un lavoro ma anche per gli affetti.
È incredibile il potere della lontananza: rafforza o annulla qualsiasi legame schiarendo improvvisamente le idee!
5. Non pensare all’arrivo ma goditi ogni giorno.
Un’altra delle paure più comuni è rappresentata dalla distanza tra il punto di partenza e il punto di arrivo.
Nel mio caso si trattava di 800 chilometri e sì, facevano una paura tremenda!
Se però ti concentrerai a pensare esclusivamente alla tappa giornaliera tra i 20 e i 30 chilometri, tutto apparirà molto più semplice.
Uno dei più grandi insegnamenti del cammino è imparare a godere del presente che è alla base di una nuova frontiera del benessere psicofisico: la Mindfulness.
Quando sono tornata dal mio ultimo cammino ho scoperto di averla praticata senza mai averla sentita nominare.
Concentrarsi sul presente e sulla singola azione che si sta compiendo è l’essenza della Mindfulness.
Quello che mi limitavo a fare era camminare e non hai idea dello stato di beatitudine che si possa raggiungere focalizzandosi soltanto sul presente.
Nessun passato, niente futuro solo il qui e ora.
6. Dai un nome ad ogni giorno di cammino
Questo era un gioco che facevo sul Cammino di Santiago.
Iniziava dopo il primo caffè della giornata dopo i primi passi. Mi veniva in mente una parola, una sensazione o un aggettivo che poi sarebbe stato il nome di quella giornata.
Ad esempio ho avuto il giorno noia, sorpresa, affetti, routine e così via per 30 giorni di seguito.
È un buon modo per mantenere la concentrazione su un unico pensiero senza farsi distrarre.
7.Tieni un diario in cui a fine giornata appunti le tue riflessioni e le tue emozioni.
Il mio momento preferito al cammino: scrivere sul taccuino di viaggio le impressioni, le emozioni, le avventure e gli incontri della tappa giornaliera.
Quando scrivi imprimi meglio nella memoria gli eventi che accadono ma soprattutto quando finirai il viaggio sarà un modo stupendo per rivivere la tua avventura!
8. Osserva la natura e cerca di imparare a leggere il suo linguaggio
La natura insegna, non hai idea di quante lezioni imparerai se starai attento al suo linguaggio simbolico.
La montagna ad esempio, mi ha insegnato ad affrontare le salite, ad essere coraggiosa e comprendere che nella vita tutto si supera anche la più dura delle salite.
I boschi mi hanno insegnato a essere in pace con me stessa elevando il mio spirito a un livello superiore riuscendo a provare beatitudine.
Le pianure mi hanno insegnato ad essere paziente poiché nella vita possono capitare anche dei momenti di stallo in cui per un motivo o per un altro non si può avanzare.
Un po’ quello che è accaduto recentemente a tutti noi durante la quarantena.
La natura è la migliore insegnante che abbia mai avuto!
9. Ascolta il tuo corpo e rispetta i suoi ritmi.
Uno degli errori più stupidi che si possano fare è prendere un cammino per una gara a chi finisce prima.
Il cammino come suggerisce la parola è un percorso che va fatto lentamente altrimenti si sarebbe chiamato ultramaratona di Santiago!
Con questo voglio dire che se un giorno non ti senti di fare venti chilometri perché ti senti affaticato, fermati!
Prendi il tuo tempo, il tuo ritmo.
Capiterà anche di camminare insieme ad altre persone ma cerca di capire se hanno un passo troppo veloce o troppo lento per te.
Non portare il tuo corpo al limite, non sei in competizione con nessuno: c’è chi riesce a farsi 50 chilometri al giorno senza problemi e chi dopo 20 è esausto.
Ognuno è unico e irrepetibile, ricordalo mentre cammini…
In questo modo ti garantisco che arriverai alla fine del cammino integro e senza complicazioni.
10. Segui una routine giornaliera di benessere in Cammino.
Avere una propria routine è un modo per prolungare gli effetti benefici del camminare e favorire un recupero completo.
Ti posso dire la mia che è più o meno questa.
La primissima cosa che faccio appena arrivo in ostello è togliermi scarpe e calzini per far respirare piede.
Seguono doccia, bucato e scrittura del diario di viaggio.
A questo punto si apre la cloaca maxima e una fame mostruosa s’impossessa di me quindi esco dall’ostello per cercare ogni sorta di cibo disponibile per placare i gorgoglii dello stomaco.
A stomaco pieno mi sdraio sul letto a guardare le foto scattate durante il giorno che sono sempre in quantità industriale e faccio una scrematura per non intasare la memoria del cellulare.
Si fa ben presto l’ora di cena che di solito avviene in ostello con il menù del pellegrino sui 10 euro in cui mi strafogo senza mai sentirmi davvero sazia.
Infine verso le nove mi spengo in un lungo sonno ristoratore per svegliarmi l’indomani completamente riposata e piena di energia per affrontare la giornata.
Consiglio a tutti di sperimentare una propria routine, non hai idea di quanto possa amplificare il tuo benessere sul cammino.
Spero che questi consigli possano esserti d’aiuto, se hai qualche dubbio non esistare a scrivermi sarò ben felice di aiutarti!
Ora tocca a te dire la tua: hai mai fatto o ti piacerebbe fare un cammino spirituale?
Un abbraccio
Veronica
Bella esperienza la tua mi a incuriosito, mi spieghi cosa si spende x dormire e mangiare x tutto il cammino di Santiago? Te ne sarei grato, è grazie x la tua testimonianza
Ciao Rosario considera sui 30 euro al giorno con pernottamento in ostello colazione pranzo al sacco e cena del pellegrino (inclusa di solito nel prezzo del pernottamento in ostello che oscilla sui 10/15 euro)
Io ho speso per un mese sui 1000 euro (mi sono concessa anche qualche camera singola ogni tanto😜) vitto alloggio ed extra…voli esclusi (che comunque ho pagato sui 300 euro andata e ritorno)
Se hai bisogno di maggiori dettagli chiedi pure per me è un piacere poter essere d aiuto!
Molto interessante. Molto chiara la spiegazione della differenza tra cammino religioso e spirituale
Grazie!
Grazie a te cara Luisa❤
😊 🙏
The spiritual journey is one that must be walked alone but it is a satisfying one. I find it best reached in nature, especially by the water for me.
Absolutely agree with you … my element instead is the forest … every time through one I feel a sense of peace and bliss❤
Complimenti, Veronica, per le profonde riflessioni che esprimi e che trovo cosi’ veritiere!
I tanti viaggi che hai affrontato e che affronterai ancora sono una fonte a cui attingere una saggezza superiore che è piu’ facilmente trasmessa a chi percorre sentieri in solitaria e non indugia ad interrogarsi interiormente…
I cammini individuali e spiritualmente intesi, permettono di raggiungere traguardi molto significativi che mai sarebbe possibile acquisire seguendo una moltitudine animata da aspirazioni ed interessi diversi.
L’unicità di ogni individuo esige un certo tipo di scelta!
Complimenti per il tuo Blog!
Franco
Ti ringrazio per il tuo commento che impreziosisce la riflessione del post.
Sei andato subito nel cuore del discorso: un cammino spirituale bisogna che sia fatto in solitudine.
Siamo sulla stessa lunghezza d’onda e non sai quanto mi faccia piacere incrociare ogni tanto sulla mia strada persone che la pensano come me❤
Un abbraccio e grazie ancora Franco.
Grazie per aver reso così chiaro un concetto immenso … le tue parole insegnano a vivere bene e a non sprecare la vita. Ti abbraccio
Grazie a te Rita le tue parole mi riempiono di gioia❤
Ti abbraccio forte anche io🌹🙏
A parte Wandering Italia, ho sempre amato camminare da solo, anche se solo per una gita di un giorno.
E lo faccio ancora, e reputo cammini spirituali anche loro. E la cosa strana sai qual’è? Che quando torno negli stessi posti, magari anche dopo anni, mi ricordo perfettamente i pensieri di allora, le domande… e spesso torno per portarmi delle risposte. 🙂
Si dice infatti che camminare sia una forma di meditazione e per quel che mi riguarda forse è l’unica meditazione che si addice ad una tipa come me…non riesco a stare ferma per più di 10 minuti…figurarsi SENZA PENSARE…invece quando cammino riesco a ripulire l’anima con una semplicità pazzesca!
Forse ognuno di noi ha un suo modo di meditare, di entrare in contatto con se stesso…
E ti capisco riguardo i ricordi…nonostante gli anni basta anche solo ripensare a quei momenti che tutto riprende vita come per magia❤
Ciao Veronica Buon giorno, non ho mai fatto un cammino spirituale o religioso, ma penso che salire le cime o vagare per gli alti pascoli sui 1700 m. è come farlo, …perdersi nel verde per ritrovarsi… ogni cima è un cammino spirituale e molte volte ci si ritrova soli nonostante i numerosi compagni di salita… altre ho rinunciato a raggiungerla senza perdere il senso di salire, ma per salire in un momento migliore.
Ti lascio una citazione che a me piace e che mi ha fatto riflettere, molto, ripeto, lunghi viaggi non li ho mai fatti… ho pubblicato sul mio blog questa citazione: “Per molti giorni, per molte miglia, con molte spese, per molti paesi; sono andato a vedere i monti, sono andato a vedere il mare, ma a due passi da casa, quando ho aperto gli occhi, non ho visto una goccia di rugiada sopra una spiga di grano” …
Cit. Tagore
e il mio pensiero è, che non ha senso andare lontano per cercare quello che si trova fuori dalla porta… mi piacerebbe poterlo fare un giorno un cammino, anche se la montagna mi ha insegnato a rinunciare… a ritornare sui miei passi… ma mi ha anche insegnato ad essere determinato ad arrivare in cima per vedere l’infinito e altre mete, la fine di quel viaggio… ma il viaggio è il ritorno a valle …a casa.
Un abbraccio.
Ciao Sal assolutamente sì, il cammino spirituale va inteso infatti in senso più ampio e come scrivevo anche a Manuel ognuno poi trova la sua via spirituale nei modi che gli risultano più naturali.
Ad esempio io non sono mai riuscita a meditare standomene ferma per un’ora ma al contrario riesco a farlo, mi isolo dal mondo e riesco a liberare la mente dai pensieri 😊 Tu lo fai in montagna (ma anche a me fa provare delle sensazioni intense)
La citazione di Tagore è assolutamente veritiera anche se va aggiunto che nella frenesia della quotidianità è più difficile restare vigili…io infatti preferisco allontanarmi per staccare da tutto ed avere una prospettiva diversa, quasi da “esterna” .
Se avessi camminato sotto casa non sarei riuscita a lasciarmi certi pensieri dietro, avrei incontrato persone che conoscevo, mi sarei distratta di più.
Grazie a quel cammino però ho iniziato ad accorgermi della goccia di rugiada sotto casa❤
Grazie per il tuo commento che offre dei bei spunti di riflessione 😊
ciao Veronica: questa è un po’ la tua Summa theologica, potrei dire scherzando: hai dato un quadro organico della tua filosofia del cammino come percorso di quell’unità psico-fisica che è la persona.
mi sono interrogato sul rapporto che esiste tra la tua idea di cammino e la mia di viaggio: sono molti più di quanto si potrebbe credere, ma ci sono anche delle differenze importanti.
non è il caso di parlarne adesso, col rischio di diventare pedanti, ma prima o poi lo faremo dal vivo, ne sono sicuro; e intanto lasciati dire bravissima! per questo pezzo.
un abbraccio.
Ahahahaha sì direi di sì Mauro, la mia Summa🤣😜
Sono davvero curiosa di sapere le differenze sono certa che ispireresti altri riflessioni e appena ci vedremo ne parleremo (e spero ciò avvenga presto).
Sono contenta comunque che tu l’abbia apprezzato, grazie per i tuoi interventi sempre costruttivi e preziosi ❤
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