3 tappa : Vila Franca de Xira – Azambuja (20km)
Stamattina mi concedo un dolcissimo risveglio alla “pastelaria” a pochi metri dalla guest house: due piccole pasteis de nata appena sfornate dal gusto divino.
La sfoglia croccante esterna contrasta con la morbida e fresca crema all’interno avrei voluto prolungare quell’attimo di piacere all’infinito…
La mia giornata comincia così, alla grande!
Fino a Vala do Carregado cammino su un bel tratto di sterrato circondato da una vastissima distesa d’erba di un verde intenso baciata dal sole che gli dona un aspetto ancora più luminoso.
Sono sola, non intravedo all’orizzonte nè dietro di me nessun altro pellegrino ma mi tengono compagnia il gracchiare delle ranocchie nel piccolo e lungo corridoio d’acqua alla mia destra, l’incessante cinguettio degli uccelli, il lontano latrare dei cani, il fruscio del vento che scuote i canneti.
Di tanto in tanto sento delle trivelle in azione nella zona industriale poco distante mentre il rumore delle vibrazioni della corrente elettrica che passa attraverso i fili dei tralicci sopra la mia testa non mi dà tregua ed è anche un pò inquietante?.
Alla mia sinistra la compagna inseparabile di oggi: la ferrovia che costeggerò per quasi tutto il percorso.
Nell’aria si sente un forte profumo di ginestra che ne anticipa la presenza ancor prima che appaia sui bordi del sentiero.
Arrivo così alla prima tappa intermedia, Vala do Carregato, dove faccio una veloce pausa caffè in uno dei bar nel desolato paesino per poi proseguire nel cammino lungo una strada secondaria asfaltata tra grandi campi arati e coltivati.
Mentre ammiro la bellezza della campagna circostante che assume i colori più disparati popolata da tantissimi fiori, noto sul ciglio della strada la colonnina che indica i 100 km mancanti a Fatima e mi domando cosa proverò quando la raggiungerò tra pochi giorni…
In poco meno di un’ora sono alla seconda tappa,un altro piccolo paese che sembra disabitato:Nova da Rainha.
Per fortuna trovo una frutteria locale poco fornita dove compro della saporitissima uva rossa da mangiare lungo la strada verso la destinazione finale.
Mentre lascio il paesino uno stormo di uccelli che si leva in volo attira la mia attenzione. A colpirmi però è l’unico uccellino che prende la direzione opposta al suo gruppo e mi fa pensare che abbiamo lo stesso carattere in comune?
Non che sia una persona asociale anzi mi piace condividere con gli altri le mie esperienze (altrimenti non starei qui a scrivere il blog?) ma ho anche bisogno vitale dei miei spazi di solitudine che hanno il potere di rigenerarmi, non so se ho reso l’idea ma a volte sento di dovermi allontanare da tutto e tutti.
Quell’uccellino solitario mi anche fatto pensare ad un bellissimo libro che ho letto a novembre: “Il gabbiano Jonathan Livingston” che ha per protagonista un gabbiano sognatore al quale nella vita non importava trascorrere le sue giornate al porto a pescare e mangiare come facevano i suoi simili. Lui aveva altre ambizioni: imparare a volare in picchiata il più veloce possibile.
Questa sua diversità sarà oggetto di scherno da parte dello stormo ma Jonathan non baratterà il suo sogno per una vita da gabbiano “medio” e si allontana per cercare la sua strada…poi non vi dico più niente altrimenti vi svelo troppi dettagli.
Una storia semplice che si potrebbe leggere persino ad un bambino ma è ricca di molti significati?
Tra le mie riflessioni arrivo all’ultimo tratto del tragitto: 5,5 km di sterrato nel nulla, avanti a me la linea dritta che si perde all’orizzonte, a sinistra la perenne ferrovia e a destra dei campi aridi e brulli.
Oggi sono completamente sola non c’è anima viva mi sembra di essere nel film “Io sono leggenda” ?
Ogni tanto passa un treno a ricordarmi che esiste una qualche forma di vita. Il paesaggio è molto simile alla Tierra do Campos del Cammino francese anche se è lungo tre volte di meno…
Continuo a camminare nella monotonia del paesaggio che non offre distrazioni, ho il sole di mezzogiorno che mi picchia sulla testa smorzato per fortuna dal vento fresco e le spalle che bruciano nonostante la protezione 50.
E’ la condizione ideale per guardarsi dentro?
Nella solitudine comincio a osservare la mia vita da un’altra prospettiva, più distaccata e obiettiva, senza lo stress quotidiano che mi fa innervosire e diventare pessimista.
La mente vola indietro di undici anni.
Avevo 24 anni e sognavo di viaggiare in giro per il mondo per poi tornare, aprirmi un’attività e magari metter su famiglia.
All’epoca lavoravo come hostess per il Club Med uno delle più prestigiose catene internazionali di villaggi turistici e al termine della stagione tornai in Italia per imparare il mestiere di barman.
Il ruolo di hostess mi andava stretto, avevo bisogno di qualcosa di più movimentato ma per passare di ruolo avrei dovuto sostenere un esame in francese sui cocktails nazionali ed internazionali di cui ignoravo l’esistenza, non essendo amante degli alcolici.
Appena rientrata a Roma trovai subito il lavoro che cercavo presso un bowling.
L’intenzione era quella di imparare il mestiere durante i mesi estivi per poi superare l’esame a settembre e ripartire in giro per il mondo: adoravo quel tipo di vita.
Il secondo giorno di lavoro mi presentarono il responsabile di sala che non avevo avuto modo di conoscere durante i colloqui per l’assunzione.
Lo chamarono mentre era di spalle intento a scaricare delle casse di alcolici.
Quando si girò e mi strinse la mano per presentarsi mi spiazzò per la sua bellezza.
Giovanni era alto, muscoloso con uno sguardo dolce e buono ma al tempo stesso forte e leale che ispirava immediata fiducia.
Fu amore a prima vista.
Immersa tra i miei ricordi stranamente(???) mi perdo e mi ritrovo sulla nazionale: un via vai di camion e auto che sfrecciano a tutta velocità.
Non mi va però di tornare indietro così continuo sul nuovo percorso asfaltato rischiando la vita ma almeno qui ci sono grandi cartelli stradali che indicano la direzione per Azambuja e non posso sbagliare????.
La temperatura si fa rovente quando il vento smette di soffiare e l’asfalto rilascia calore che sale verso l’alto. Non vedo l’ora di arrivare comincio ad essere stanca ed affamata.
Per ingannare la noia della strada dritta comincio a chiedermi se il fatto che mi perda così spesso sbagliando strada, debba interpretarlo come un segno legato alla mia paura di sbagliare nella vita.
A rifletterci bene in realtà non esiste una strada giusta universale e solo tentando e sbagliando si riesce a trovare quella giusta, ma per se stessi. Non ne esiste infatti una che vada bene per tutti…
Una guida fornisce una direzione ma come è successo a me oggi, non è l’ unica via che porta a destinazione?
Quindi l’insegnamento del Cammino di oggi è “Non aver paura di sbagliare, in ogni caso si trova sempre una strada.”
E sulle note della Marcia Trionfale dell’Aida di Verdi che mi ronzano in testa faccio il mio ingresso vittorioso ad Azambuja.
Un abbraccio e a domani
Veronica
e vai così, grande Veronica!!!
Grazie Sarino ❤
…bello il tuo racconto…
Grazie Sal ❤
Buon Cammino, Veronica! Ho percorso il Cammino Portoghese due anni fa ed è stata una esperienza straordinaria. Spero che lo sarà anche per te. Buon Cammino ancora!
Grazie per l’incoraggiamento Gianfranco lo penso anche io…questo tipo di viaggio non si dimentica MAI❤
Un abbraccio e buon Cammino anche a te
Buon cammino!!!
Lo so che nn bisogna dar consigli, ma mi dispiace sapere che ti perdi…Sono pellegrina di lunga data e potrei consigliarti di usare una buona app. Ce ne sono tantissime e gratuite. Io uso “Maps.me”. È gratis ed è sufficiente scaricare le tracce da uno dei siti della via Portoghese. Funziona sempre, anche senza linea. Credo sia necessario usarne una soprattutto per la sicurezza personale. Non mi sono mai persa…!
Ti rinnovo il mio “buon cammino” e complimenti per il tuo blog, lo scrivi molto bene.
Io sto per iniziare la Francigena (San Bernardo/Roma). Partirò il 25 maggio e arriverò 8 luglio (salute permettendo).
È la prima volta che faccio un cammino in Italia, spero possa essere un’esperienza meravigliosa come le precedenti, la descriverò nei miei post.
Ciao Renata,
grazie per il prezioso consiglio …sappi che riesco a perdermi anche con il navigatore chi mi conosce dice che non ho speranza???? ma le proverò tutte!
C’è anche Gianfranco che mi ha scritto che lo farà anche lui chissà magari vi incontrerete.
Come ho detto anche a lui io abito a Monterosi ed è una delle tappe della via Francigena a circa 40km da Roma con un bar in cui si fermano tanti pellegrini.
Se ti fa piacere potremo prenderci un buon caffè insieme quando passerai lì per scambiarci le emozioni delle nostre avventure?
Ti seguirò con molto piacere
Un abbraccio e grazie per il consiglio❤
Cara Veronica, passeremo da Monterosi il 6 luglio, sempre salute permettendo, sarà divertente incontrarci davanti ad una bella tazza di caffè e magari una “pastarella” di premio ☺️. Ti invierò un messaggio quando lì.
Beh, anche il perdersi ha il suo fascino, per cui, sempre buon cammino! ?
E’ vero si scoprono altri bei posti?
Ti aspetto allora per il nostro caffè e pastarella premio ci conto ??? un abbraccio cara Renata.
P.S mandami un messaggio anche qui sul blog quando verrai❤
Buon Cammino, Veronica! Io l’ho percorso due anni fa ed è stata un’esperienza straordinaria. Spero lo sia anche per te! Io partirò fra tre giorni per il Passo del Gran San Bernardo da dove inizierò la via Francigena fino a Roma! Buon Cammino ancora!
Che bello Gianfranco…lo sai che passerai per il paese in cui abito? Si chiama Monterosi ed è a circa 40km da Roma…pensa sotto casa mia c’è un bar dove si fermano molti pellegrini?..forse sarò tornata per quando passerai potremo prendere un caffè insieme e raccontarci le nostre esperienze!
Buon Cammino anche a te se scriverai la tua avventura ti seguirò molto volentieri perchè mi piacerebbe farla anche a me.
Un abbraccio
appunto, proprio questo stavo per augurarti: di arrivare presto a un percorso piu` mosso… 🙂
Ti aggiornerò nei prossimi giorni?❤
che tenacia.
del resto e` un pellegrinaggio e immagino si debba patire un po’… 😉
Si Mauro ma non troppo rispetto a quello.francese è molto più facile meno dislivelli almeno per ora ?
devo ammettere che tutto il mio rapporto col cammino di Santiago si e` esaurito in 10 km in discesa dal passo di Roncisvalle al paesino piu` vicino… :ops:
pero` a me quegli stradoni rettilinei che si perdono nel vuoto e che vedo qui sopra mettono un poco di disagio… 🙂
buona continuazione!
Ahahahahah è vero quelle discese mettono a dura prova la forza d’animo di qualsiasi pellegrino…e ti confermo la sensazione di disagio negli infiniti rettilinei li baratterei molto volontieri con il sali e scendi delle montagne anche se sono più duri fisicamente li preferisco di gran lunga alla monotonia delle pianure?
Grazie Mauro…comunque confido nella tratta per Fatima ho visto che ci sono bei dislivelli❤